Avete mai sentito parlare di Google page experience? In realtà non è altro che il nome dell’ultimo update del più famoso motore di ricerca il mondo. La sua implementazione è terminata nell’agosto del 2021 ma da febbraio 2022 c’è stato un cambiamento per quanto riguarda il ranking desktop. In questo articolo vediamo insieme perché è importante prendere in considerazione questo aggiornamento quando si parla di SEO.
In cosa consiste l’aggiornamento Google page experience?
Come abbiamo accennato nella nostra introduzione la Google page Experience altro non è che un aggiornamento di Google relativamente a tutto ciò che riguarda l’esperienza utente nell’utilizzo del motore di ricerca stesso.
Nel 2021 questo aggiornamento ha rilasciato dati importanti e ha migliorato la Mobile user Experience. Nel 2022 invece c’è stato un leggero cambiamento per quello che riguarda l’esperienza con il ranking desktop.
La cosa fondamentale da ricordare è che questo aggiornamento è di vitale importanza nell’utilizzo dei Core Web Vitals, che come vedremo più avanti rappresentano le metriche determinanti per valutare la user Experience offerta dai siti Internet e per andare quindi a posizionare il sito nel migliore dei modi.
Una storia che parte nel 1997…
Sin dalla creazione di Google (1997) c’è stato un costante aggiornamento sulla logica del funzionamento del suo algoritmo. Negli anni si sono viste molte rivoluzioni interne e affinamenti che con il tempo lo hanno reso il motore di ricerca più utilizzato al mondo.
Infatti, spesso noi utenti non ci rendiamo conto di come sia cambiato il modo di fare ricerca sul web. Alla nascita di Internet e dei motori di ricerca l’inserimento della keyword prevedeva una riflessione importante perché per trovare ciò che cercavi serviva una parola specifica.
Adesso puoi anche scrivere un’intera frase e l’algoritmo di Google ti darà subito ciò che cerchi, un po’ come se ti leggesse nel pensiero. In realtà ti sta influenzando e proponendo ricerche attinenti alla tua. Questo è il frutto di un lavoro costante effettuato dagli operatori del settore che si occupano di SEO e che devono costantemente adeguarsi alle richieste per proporre i contenuti di qualità ben posizionati in alto nella SERP.
Ma cosa cambia con l’aggiornamento Google page experience? Nei prossimi paragrafi vedremo che questo aggiornamento è stato fondamentale per alcuni aspetti ma ha penalizzato altri fattori inerenti all’indicizzazione dei siti internet.
Benefici e criticità della Google page experience
Come accennavamo nel paragrafo precedente l’aggiornamento Google page experience ha portato con sé grandi benefici ma anche qualche criticità. Infatti alcuni siti sono stati penalizzati nel ranking. Questo perché nell’arco del 2021-2022 l’algoritmo ha iniziato ad utilizzare l’intelligenza artificiale che ha portato con sé variazioni piccolissime ma costanti.
Aldilà di questo però grazie a questo aggiornamento c’è stato un netto miglioramento nella fruizione della user Experience dei siti. Infatti grazie a questo aggiornamento l’esperienza sulle pagine è diventata un vero e proprio insieme di indicatori utili per misurare come gli utenti utilizzano e navigano all’interno di determinati siti Internet tramite i motori di ricerca.
Per misurare la user Experience ecco che entrano in gioco i già citati Core Web Vitals. Si tratta di metriche che diventano come i punti cardinali di una bussola della page experience. Google le utilizza per capire e misurare l’esperienza dell’utente medio che dal motore di ricerca decide di navigare su un determinato sito Internet.
Come funzionano i Core Web Vitals
Anche se per approfondire questo argomento servirebbe un articolo a parte, abbiamo deciso di concludere il nostro post di oggi dedicato alla Google page experience parlandovi più nello specifico di come funzionano i Core Web Vitals. Questo perché con l’aggiornamento del 2021 sono diventati uno strumento fondamentale per ottimizzare il proprio sito Internet.
Queste metriche per misurare la user experience si dividono in tre categorie: la largest contenful paint, la first input delay e la cumulative layout shift. La prima (LCP) misura la performance del caricamento della pagina. In pratica ci dice il tempo impiegato per caricare sullo schermo del dispositivo il contenuto più grande del sito.
La FID invece misura l’interattività del sito; quindi ci dice il tempo che passa tra l’interazione dell’utente con il primo click e la risposta del browser. L’ultima categoria, la CLS, misura la stabilità visiva. Ovvero ci mostra quelli che sono gli scostamenti di pagina che avvengono asincrona. Infatti molto spesso mentre una pagina sta terminando di caricare qualcosa l’utente cerca di cliccare su un link all’ultimo momento. In questi casi capita che il click venga spostato non sul link ma su un’altra parte della pagina, come ad esempio un banner pubblicitario.