Immergiti, esplora, partecipa”, è lo slogan che accompagna la mostra Total Space. La mostra prende vita all’interno del museo Fur Gestaltung, di Zurigo, e si prefigge di spostare il confine tra reale e digitale, portando l’uno dentro l’altro, e viceversa.

Le mostre al museo Fur Gestaltung di Zurigo

Il Museum fur Gestaltung di Zurigo sfida le imposizioni imposte dal Covid-19 e mette in scena tre diverse mostre. Tre mondi che si accavallano e si sovrappongono uno dentro l’altro, esplodendo con l’ultima mostra, che racchiude proprio questo concetto.

Total Space
Il confine tra reale e digitale si fa sottile al museo fur Gestaltung di Zurigo

Il trittico è iniziato con la mostra fotografica di Lee Miller, “A photographer between war and glamour”, (dal 28 agosto 2020 al 3 gennaio 2021). La seconda mostra, ancora in corso, è iniziata il 23 ottobre 2020 e terminerà il 14 febbraio 2021. Si chiama “My Collection”, a cura di Bruno Monguzzi.

Infine, la terza mostra è quella di cui vogliamo parlare. Anch’essa è iniziata lo scorso 23 ottobre 2020 e terminerà il 20 giugno 2021. Si tratta di Total Space, la mostra a cura di Damian Fopp e Matylda Krzykowski.

Total Space

Total Space è una mostra che vuole abbattere i confini tra reale e digitale. In tempo di Covid in molti hanno trasformato le mostre reali in mostre digitali. In questo caso il digitale è saltato fuori dallo schermo ed è diventato reale. Ma ora, a causa della Pandemia, il reale rientra nello schermo, perché al momento la mostra è visitabile solamente online.

Cosa pensi
Cosa Pensi? è l’installazione del duo Kueng Caputo

Ma quello tra reale e digitale non è l’unico confine che si vuole spostare. La mostra, infatti, abbatte anche la barriera tra oggetto e soggetto, tra opera e visitatore. Il visitatore entra letteralmente all’interno dell’opera, ne viene completamente avvolto e inglobato.

Il visitatore e il design e l’arte, sono tutti sullo stesso piano. Viaggiano allo stesso livello. “Un’esperienza dello spazio che coinvolge tutti i sensi”.

Cinque studi di design per creare Total Space

La mostra Total Space ha visto la partecipazione di cinque studi di design, ognuno dei quali ha creato il suo personale “spazio totale”.

Tutti gli spazi portano il digitale nella mostra reale. E tutti gli spazi annullano le distanze tra le installazioni e i visitatori, consentendo a quest’ultimi di vivere un’esperienza completamente immersiva.

Total Space white cube
La white cube secondo il team inglese Soft Baroque

Ogni studio ha mostrato, quindi, il proprio personale approccio al messaggio generico della mostra.

Il duo Kueng Caputo è lo studio di Zurigo, che va in scena nel museo della propria città. Lo studio porta il visitatore attraverso il processo di lavorazione di una colonna, dallo studio del design fino al prodotto finito. Quello che ne viene fuori è una “foresta” di colonne incompiute. L’opera si intitola “Cosa pensi?”. Cosa ne pensi ora che hai visto il processo passo dopo passo, dall’inizio alla fine?

Lo studio Luftwerk, di Chicago, gioca, invece, con luci, forme e colori. Un total space che si espande ed è in continua evoluzione. L’opera si intitola “Landscape is a Composition”.

Da Londra, il team Soft Baroque mostra la propria versione della “white cube”, la stanza bianca e asettica dei musei.

Sucuck und Bratwurst
Una cameretta oversize è il Total Space di Sucuk und Bratwurst

Lo studio Sucuk und Bratwurst, di Berlino, ha trasportato nella realtà una loro creazione digitale. L’opera si tramuta in una cameretta per bambini oversize, gigantesca.

L’ultima installazione è quella del duo Trix e Robert Haussman, di Zurigo. L’opera è una stanza degli specchi, e la percezione che si prova al suo interno è quella dell’infinito.

Una mostra che non ha bisogno di spiegazioni

L’idea della mostra Total Space è quella che le opere non hanno bisogno di spiegazioni. Per questa ragione nelle stanze delle installazioni non ci sono le classiche targhette esplicative che caratterizzano tutti i musei.

Tuttavia possiamo trovare tutte le spiegazioni che cerchiamo altrove. Una sesta stanza, infatti, ospita la spiegazione della mostra, immersiva, anch’essa. Sembrerà di camminare all’interno di un gigantesco articolo stile Wikipedia. Oltre alla sala principale, altre stanze più piccole fungono da piè di pagina, tutto immersivo, ovviamente.