Quando si parla di linguaggio inclusivo ci si deve sempre porre la domanda “ciò che si sta per dire o si vuole scrivere effettivamente è rivolto a tutti, senza esclusione alcuna?”. Per utilizzare al meglio questo tipo di linguaggio si deve quindi imparare ad utilizzare le varie sfumature e si devono scegliere con cura le parole accertandosi che non siano rivolte soltanto ad una parte del pubblico ma che possono essere effettivamente percepite da tutti. In questo articolo vediamo come utilizzare questo tipo di linguaggio in azienda e quali sono i suoi vantaggi.
Linguaggio inclusivo in azienda
L’utilizzo del linguaggio inclusivo all’interno del contesto aziendale può apportare numerosi vantaggi. Primo tra tutti quello di favorire un maggior senso di appartenenza che a sua volta produce un maggiore impegno responsabilità da parte dei dipendenti.
Questo tipo di linguaggio infatti stimola un confronto genuino e crea un ambiente di lavoro sereno e positivo tanto che tutti i componenti dell’azienda si trovano a poter esprimere al massimo le proprie potenzialità e le proprie idee e questo favorisce la crescita e l’innovazione dell’azienda stessa.
Ma come promuovere questo tipo di linguaggio? Come primo consiglio possiamo ricordarvi di utilizzare la forma femminile per tutte quelle professioni che generalmente vengono declinati al maschile per antonomasia. In particolare, se all’interno dell’azienda una delle posizioni di rilievo ricoperta da una donna, è bene riconoscerle quel rilievo appellandola con il termine adeguato al suo ruolo declinandolo al femminile.
Limitate l’utilizzo degli acronimi e un linguaggio semplice
Il secondo consiglio per promuovere in azienda il linguaggio inclusivo è quello di limitare l’utilizzo degli acronimi e di utilizzare un linguaggio semplice.
Gli acronimi infatti sono diventati parte integrante del vocabolario della maggior parte delle ditte in Italia nel mondo e vengono sì utilizzati con frequenza ma hanno anche la tendenza ad allenare le persone. In particolare i nuovi dipendenti collaboratori saltuari potrebbero sentirsi emarginati dall’utilizzo di queste forme verbali.
Inoltre, gli acronimi possono risultare incomprensibili, pertanto se si decide di utilizzarli nelle comunicazioni interne all’azienda è sempre bene spiegare in modo chiaro e conciso, ma soprattutto molto esplicito, che cosa significano sì nei primi momenti di inserimento di nuovi membri all’interno del team.
Infine, il nostro consiglio è quello di scegliere un linguaggio semplice con tecnicismi ridotti, rivolto a tutti. Non tutti infatti posseggono la stessa padronanza di espressioni specifiche, i tecnicismi quindi potrebbero rappresentare una barriera comunicativa molto difficile da superare.
Il linguaggio inclusivo è neutro e presta attenzione ai termini utilizzati
Anche se nel linguaggio quotidiano esistono alcuni termini che fanno esplicito riferimento a nazionalità, cultura, malattie o etnia, è sempre bene decidere di inserire questi termini in modo attento ed oculato. Questo perché potrebbero esserci all’interno del team alcune persone potrebbero sentirsi a disagio per la propria cultura o provenienza.
Per lo stesso motivo è importante scegliere un linguaggio inclusivo che utilizzi la forma neutra, che purtroppo nella nostra lingua italiana non esiste. Questo crea tantissime difficoltà nel rivolgersi a persone che non si riconoscono nel genere maschile e quello femminile.
Come fare quindi? Alcune realtà aziendali per risultare più inclusive stanno introducendo all’interno delle proprie comunicazioni scritte dei caratteri per indicare il neutro come ad esempio l’asterisco, la schwa o la chiocciola. Il nostro consiglio è quello di cercare delle formule linguistiche che non implichino l’utilizzo di maschile e femminile, magari parlando al plurale.
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