Uno dei registi più famosi e apprezzati degli ultimi anni è senza dubbio Quentin Tarantino, che dagli anni ’90 ad oggi ha conquistato milioni di spettatori. Rappresenta senza dubbio un esponente privilegiato del cinema d’autore, grazie a temi e grafiche spesso ricorrenti in tutte (o quasi) le pellicole. Vediamo dunque quali sono le scelte più studiate e ricordate del regista, che si è sempre divertito ad inserire citazioni e piccoli dettagli per stupire i propri spettatori. Ecco una breve analisi attraverso i poster Quentin Tarantino.

Poster Quentin Tarantino: Le iene

Come tutti sanno, Le iene è il primo film di Tarantino, girato nel 1992. Ecco cosa rappresentava Quentin meno di trent’anni fa: un giovane semi sconosciuto con pochi soldi ma una grande passione per il cinema. Il budget per le riprese infatti è molto risicato, di circa 30mila dollari. Per questo Tarantino sembra obbligato a girare in pellicola da 16 millimetri, la più economica. È risaputo inoltre che molti attori hanno addirittura dovuto usare i propri vestiti in scena. L’auto delle iene era invece la Cadillac di proprietà di uno degli attori.

Questi problemi non impediscono però al regista di compiere forse la scelta grafica più conosciuta a livello globale, che fino ad oggi denota il suo stile autoriale: le scritte senape. Il titolo e i nomi degli attori vengono presentati con il font Garamond e una sfumatura unica, che diverrà una sorta di marchio di fabbrica per Tarantino.

Altra importante trovata che emerge in Le iene è quella del product placement. Se inizialmente il fatto di non utilizzare marche famose nei propri film era dovuto a un fatto di soldi, poi Tarantino ha sfruttato la propria originale idea come una delle tante specifiche che lo caratterizzano. Sin dalla prima pellicola infatti inizia a creare marchi fittizi inseriti nelle scene in sostituzione a quelli reali. L’esempio più conosciuto è Big Kahuna Burger, una catena fast food. In Le iene per esempio Mr. Blonde beve una bibita del marchio, da una confezione creata dal vecchio amico Jerry Martinez.

Poster Quentin Tarantino
Nelle iene appare per la prima volta il senape nelle scritte

Poster Quentin Tarantino: Pulp fiction

La scena di apertura di Pulp fiction, il film più conosciuto di Tarantino, presenta una scelta grafica importante. Dopo averci presentato definizione di “pulp” secondo il dizionario nel classico color senape, inizia la sequenza iniziale fortemente denotata da uno stile anni ’70. Un font Sans Serif introduce i titoli di testa.

Pulp fiction è il primo film in cui farà la sua apparizione Uma Thurman, attrice molto amata da Tarantino e protagonista di numerose pellicole successive. Nonostante ricalchi i b-movies tanto apprezzati dal regista, i riferimenti cinematografici al passato sono davvero numerosi. Li possiamo cogliere soprattutto a livello grafico, a partire dalla celeberrima scena del twist di Vincent e Mia, praticamente identica a una sequenza di 8 ½ di Federico Fellini.

Qui emerge anche un altro lato che caratterizzerà il cinema di Tarantino: l’amore per i piedi. Le inquadrature di scarpe e piedi nudi sono davvero numerose già dalle prime scene, dando inizio ai frequenti “foot shot” di sua invenzione. Diventerà uno dei tocchi autoriali del regista.

Per ritornare invece ai marchi inventati da Quentin, fa qui la sua prima apparizione Red Apple, finta marca di sigarette. Il logo è stato creato da Jerry Martinez e Chris Cullen e il prezzo di un pacchetto è di 1,40 dollari. Che siano in mano ai personaggi o nelle case che abitano, le Red Apple rappresentano l’attenzione maniacale del cineasta al particolare, al dettaglio: tutto deve essere al suo posto, non bisogna trascurare niente.

Infine particolarmente curati sono gli interni, dalle decorazioni e dal design assai particolari. Infatti in pulp fiction molte scene si svolgono nelle abitazioni dei protagonisti. Le loro stanze sono state progettate come specchi delle personalità di chi ci vive. L’appartamento di Butch presenta un ambiente scarno con pochi scaffali, Marcellus invece preferisce l’arte esotica, Jimmie ordina in modo maniacale oggetti e suppellettili. Ogni luogo è un’estensione di chi lo vive.

Bastardi senza gloria

Infine un film più recente. Per prima cosa notiamo, tra i titoli di testa del classico color senape, un font un po’ diverso. Il titolo è infatti scritto a mano dallo stesso regista, preso dalla copertina della sceneggiatura finale. Inoltre è un omaggio al fiilm del 1977 di Castellari Quel maledetto treno blindato (The inglorious bastards).

Anche in questo caso notiamo molte scene in spazi chiusi, con una meticolosa ricostruzione fisica e spaziale. L’obiettivo è creare tensione nello spettatore, dando un senso di claustrofobia e mancanza d’aria. Si costruiscono quasi delle gabbie senza via di fuga in cui sono uniti vittima e carnefice. Molto frequenti sono due tecniche di ripresa, sempre usate per creare agitazione nello spettatore: il quick zoom (la telecamera si avvicina velocemente al viso di un personaggio, spesso quando entra in scena per la prima volta o in momenti cruciali) e l’extreme close up (la ripresa del dettaglio, come occhi, dita, oggetti).

Torna l’importanza delle inquadrature ai piedi. Qui in particolare il piede di Bridget Von Hammersmack sarà fondamentale a livello narrativo: per colpa di una scarpa il colonnello Hans Landa scoprirà il piano degli uomini del tenente Aldo Raine.

Poster Quentin Tarantino
Il senso di claustrofobia delle scene nei luoghi chiusi permea vittima e carnefice