Non tutte le Biennali sono uguali”. È lo slogan delle Biennali invisibili, un progetto che prende forma completamente online. Un’ambiente onirico, immaginario, fittizio, che si disloca in undici differenti Biennali, tutte da scoprire.

Entriamo nel vivo del progetto

Le Biennali invisibili sono un progetto realizzato da Animali Domestici (Alicia Lazzaroni e Antonio Bernacchi), Tijn van de Wijdeven ed Eduardo Cassina. Il progetto è stato, inoltre, curato da Alfons Hug e commissionato dal Goethe Zentrum Baku.

Le Biennali invisibili sono state pensate e create per essere vissute completamente e solamente online, sul sito omonimo.

Ed è proprio sull’homepage del sito che ci ritroviamo catapultati in un mondo onirico, immaginario e invisibile. A regnare in questo mondo sembra essere il caos totale. Sullo sfondo il testo che accompagna il progetto. In rilievo a danzare senza una meta le varie Biennali, che qui sono rappresentate sotto forma di una fetta di torta, di una bottiglia di champagne, una pila di libri, un trapano, ecc.

“Le Biennali possono creare o distruggere la vostra città, signora. Sta a voi scegliere saggiamente l’alchimia dei termini e degli accenti dell’incontro che volete creare” – dal testo principale de Le Biennali Invisibili.

Le Biennali Invisibili e Le Città Invisibili

Il progetto è liberamente ispirato all’opera di Italo Calvino: Le città invisibili. Si possono intravedere, nelle Biennali, strutture, stili, immagini, atmosfere che arrivano direttamente, o indirettamente, dall’opera di Calvino.

Le Città Invisibili - Calvino
Il progetto trae ispirazione da Le città invisibili di Italo Calvino

Le stesse parole utilizzate nei testi e nelle descrizioni, talvolta, sono parafrasi del testo originale.

Se c’è una cosa che dovrebbe sapere sulle Biennali è questa: la collaborazione tra le menti e il raduno degli spiriti si è diffusa oltre il nostro scopo e il nostro controllo. Quello che poteva essere iniziato come un singolare evento culturale, si è diffuso in miriadi di formazioni autonome, ognuna delle quali può sedurre e affascinare tutti; anche quelli che non hanno mai visitato, anche Biennali che non sono mai esistite” – dal testo principale de Le Biennali Invisibili.

Perché invisibili?

Perché le Biennali sono “invisibili”? Sono invisibili, esattamente come le città di Calvino. E come esse sono immaginarie, oniriche, diverse tra loro, ma accumunate da atmosfere visionarie, in un viaggio attraverso il passato, il presente e il futuro delle Biennali.

Le Biennali Invisibili
Le Biennali Invisibili

Gli eventi e le stanze che compongono il progetto sono solamente virtuali e, anche per questo, invisibili. Ogni Biennali è accompagnata da un testo, scritto da Animali Domestici, da Tijn van de Wijdeven ed Eduardo Cassina, e da un ospite diverso ogni volta.

Le undici Biennali Invisibili

Come dicevamo, le Biennali Invisibili sono undici. Ad ognuno di esse si può accedere direttamente dalla homepage, attraverso l’oggetto che la rappresenta. Ognuna di esse è accompagnata da un testo e, ognuna di esse, ci accompagna attraverso un diverso mondo fittizio, onirico e visionario.

C’è la Biennale “Bottavia”, curata da bot; da robot, quindi! In essa si possono trovare installazioni, fotografie, modelli, artefatti. Il tutto su uno sfondo di CPU e fili.

Troviamo, poi, la Biennale Canonice, conservatrice, classica, stoica. C’è Eccessa, la Biennale a scopo di lucro, dove è possibile dare un valore alla produzione culturale mondiale.

“Se Canonice fosse rimasta invariata, perché questa è la sua vera pelle o la maschera che è comoda da indossare, non lo so, e nessuno nel regno osa indovinare” – dal testo che accompagna la Biennale Canonice.

C’è Generica, la Biennale che non cambia mai, Evenia, la quadriennale di un giorno. E ancora: Insegna, la biennale senza parole, Puerilia, la Biennale per i bambini, Rexia, la Biennale dinastica, Novichelovekan, Palimpsestia e Referenda.

Mi chiedevo: se le decisioni su tutti questi aspetti vengono prese da tutti, Referenda è la Biennale dell’esistenza invisibile. Ma allora perché questa biennale è quello che è? Quale linea separa il chi dal cosa, il rombo delle ruote dall’ululato dei lupi?” – dal testo che accompagna la Biennale Referenda.