Cos’è il co-branding? È esattamente ciò che suggerisce il nome: una collaborazione da due brand, con lo scopo di far crescere la propria brand awareness. Ma scopriamo meglio questa strategia di marketing insieme e capiamo come funziona.

Cos’è il branding?

Prima di andare a cercare di comprendere il co-branding sarebbe meglio fare un passo indietro e cercare, prima di tutto, di capire che cos’è il branding.

Ne abbiamo già parlato in modo più approfondito precedentemente.

In poche parole il branding è alla base del marchio e del brand. Mentre il brand è l’insieme del nome, termine, simbolo, segno, disegno, ecc, che identifica il prodotto o l’azienda, in modo da differenziarli dai concorrenti. Il branding è il processo utilizzato dall’impresa per distinguersi dai concorrenti e per far conoscere ai clienti, e ai potenziali tali, i propri ideali e il proprio pensiero.

Cos’è il co-branding

Detto ciò, che così, quindi, il co-branding? Il concetto è lo stesso, la differenza è che non si tratta di un solo prodotto o di una sola azienda, ma di più aziende che collaborano per promuovere un prodotto o delle idee in comune.

Co-branding
Esempio di Co-branding: Miu Miu e Levis

Alla base di questa strategia c’è il concetto che “l’unione fa la forza”. Unendo le forze due o più aziende possono raggiungere un obiettivo comune.

Il co-branding si divide, successivamente, in tantissime diverse strategie, che meglio si adattano alle esigenze di marketing delle aziende.

Co-branding strategico e Tattico

La prima distinzione che facciamo è quella tra il co-branding strategico e tattico.

Il primo vede due o più brand che hanno deciso di collaborare sul medio-lungo termine. C’è, quindi, la volontà di una collaborazione che durerà nel tempo e che, forse, vedrà la creazione di un nuovo prodotto o servizio.

Il secondo interessa, invece, una strategia nel breve periodo. Si tratta, quindi, di una collaborazione nata per la creazione di un singolo spot o una singola campagna pubblicitaria, ad esempio. O una strategia di marketing mirata a “scambiarsi” i clienti.

Funzionale e Simbolico

La seconda distinzione che andremo a fare è quella tra il co-branding funzionale e simbolico.

Co-branding
Esempio di Co-branding: Louis Vuitton e BMW

Il primo vede due o più aziende proporre sul mercato un nuovo tipo di prodotto o servizio che è stato realizzato da entrambe le aziende.

Possono due aziende creare un prodotto insieme anche rimanendo fedeli a sé stesse? L’esempio migliore è la collaborazione tra Coca Cola e NutraSweet, che insieme hanno creato la Diet Cola.

Il secondo, invece, non vede la creazione di un nuovo prodotto ma le due aziende si “uniscono” per lanciare lo stesso messaggio. Esse condividono lo stesso pensiero e i stessi ideali su un determinato argomento, magari ecologico.

Co-branding esclusivo e non esclusivo

L’ultima distinzione che andiamo a fare è quella tra il co-branding esclusivo e non esclusivo.

Come dice la parola stessa, la collaborazione tra le due aziende, nel primo caso, è esclusiva. Esse non possono stipulare nuove collaborazioni con altre aziende impiegate nello stesso settore.

Al contrario, con il co-branding non esclusivo, le due aziende non hanno un contratto di esclusività e, quindi, possono stipulare collaborazioni anche con altre aziende.

Alcuni esempi

Abbiamo già menzionato la collaborazione tra Coca Cola e NutraSweet, ma questo non è l’unico esempio di co-branding famoso che possiamo trovare.

Co-branding
Esempio di Co-branding: Baci Perugina e Dolce&Gabbana

Dalla collaborazione tra Baci Perugina e Dolce&Gabbana è nata la linea Dolce Vita, proprio in occasione del centenario del brand di cioccolatini.

Dalla collaborazione tra BMW e Louis Vuitton, invece, nasce una linea di valigie di lusso perfette per il bagagliaio di un’automobile di lusso.

Miu Miu & Levis, infine, hanno unito le forze per lanciare un messaggio a favore del second hand e della sostenibilità.


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