L’arte effimera è temporanea, come dice il nome stesso, ma il suo impatto è potente e duratura. Ne esistono di diversi tipi e tutti lasciano gli spettatori senza fiato, dalle opere di sabbia a quelle di ghiaccio, fino a quelle fatte con i sassi e con gli altri elementi naturali.

Tanto quanto vuole madre natura

L’idea di base è che le opere d’arte effimera durino tanto tempo quanto vuole madre natura. Si utilizzano rami, foglie, pietre, la sabbia, la terra. Dopodiché le opere vengono lasciate a madre natura. Esposte al sole, al vento, al gelo, alle intemperie e agli effetti degli agenti decompositori.

Arte effimera
Rangoli

Quanto durano queste opere d’arte temporanee? Finché madre natura non se le riprende.

Le opere d’arte effimera esposte e le regole dell’artista

Nei primi anni ’90 i musei si riempirono di opere d’arte effimera. Si trattava di installazioni e sculture che potevano essere composte da pile di fogli o da montagne di caramelle. Quest’ultime, ad esempio, potevano essere prese, scartate e mangiate dai visitatori. C’erano, poi, installazioni con fili o grovigli di lampadine, destinate con il tempo a spegnersi.

È la metafora della vita quella che viene espressa attraverso questa forma d’arte.

Oggigiorno c’è chi si dedica alla propria arte e la condivide sui social network, ma anche chi dopo averlo fatto la lascia fuori, affinché la natura se la riprenda.

Ma per quell’opere, invece, esposte all’interno di mostre o musei esistono delle regole e le regole vengono dettate dallo stesso artista.

L’artista ne decide, in questo caso, la collocazione, la durata temporale, la qualità e ogni altra osservanza. Al tutto si allega anche il diritto d’autore sull’opera e i diritti morali.

All’aria aperta

Oggigiorno c’è un concetto molto più profondo di quelle che erano le idee degli anni ’90. È molto più probabile, infatti, trovare un’opera d’arte effimera lungo il mare, piuttosto che dentro un museo.

Sono proprio quelle opere di cui parlavamo prima: sculture di sabbia, costruzioni di pietre, mandala di rami e foglie. Solitamente le opere vengono ritratte, affinché ne rimani una testimonianza e indelebile. Dopodiché si aspetta che le onde del mare le lambiscano, che il vento le faccia volare via o che la pioggia ne cancelli il ricordo.

Quando l’opera svanisce

Ma cosa succede, allora? Quando l’opera d’arte svanisce? Il vero significato dell’arte effimera è racchiuso proprio lì. Essa è temporanea, come temporaneo è il nostro tempo sulla Terra. Ma nulla sparisce del tutto, rimane nei ricordi e nella memoria, lascia un messaggio e spesso è più potente di ogni cosa eterna, o quasi.

Arte effimera
Arte effimera, arte temporanea

Resta l’idea, il concetto, le sensazioni e le emozioni provate nel realizzarla e nell’ammirarla, così come quelle provate nel vedere sparire.

Arte effimera: esempi

Esempi di arte effimera sono databile moltissimi anni indietro, tuttavia, non ve ne è memoria visiva, in quanto essi sono oramai spariti.

Arte effimera
Mahndi

Ma le pratiche artistiche sono rimaste e continuano ad essere portate avanti ancora oggi. Il Mehndi ne è un esempio. Si tratta del tradizionale tatuaggio all’henne utilizzato ancora oggi in diverse tradizioni e culture, durante cerimonie e rituali.

Ci sono i Rangoli, anch’essi d’origini antiche. Sono i disegni, quasi sempre in stile mandala, fatti con la sabbia colorata. O, ancora, il Kolam, il disegno suo suolo con polvere bianca, riso e bastone.

Ci sono, inoltre, numerosi artisti contemporanei che hanno abbracciato l’ideologia dell’arte effimera. Come i paesaggi attinti di Buren, gli imballaggi di Christo. Un ulteriore esempio è l’opera esposta alla Biennale di Venezia del 1993: le lastre rotte di Hans Haacke.

L’artista Thomas Hirschhorn realizza monumenti effimeri, mentre Claude Rutault utilizza blocchi di ghiaccio destinati a sciogliersi. Ma c’è anche chi utilizza il cibo come materiale artistico e, addirittura, chi utilizza l’acqua. Quest’ultima è destinata ad evaporare in pochissimi minuti ed è un esempio di arte effimera con un tempo estremamente limitato.