Dallo scorso 26 febbraio Palazzo Reale di Milano sta ospitando una mostra che è una retrospettiva davvero cospiqua dei lavori di Leonor Fini, artista autodidatta e figura anticonformista. In questo articolo vi raccontiamo dell’autrice e vi spieghiamo perché si tratta di un evento da non perdere per scoprire l’universo immaginifico e particolarmente sovversivo di una delle artiste più affascinanti del ‘900.
Chi era Leonor Fini: una vita tra arte e ribellione
Curata da Tere Arcq e Carlos Martín, la mostra “Io sono Leonor Fini” presenta oltre cento opere tra dipinti, disegni, fotografie e costumi teatrali, offrendo un viaggio immersivo nella mente creativa dell’artista. Ma chi era Leonor Fini e perché la sua arte merita di essere vista e scoperta (se ancora non la conoscete)?
Fini nacque a Bueno Aires nel 1907. Crebbe però nella città di Trieste, una città cosmopolita che andò ad influenzare profondamente tutta la sua formazione culturale. Diventato artista in modalità autodidatta, è spinta principalmente dalla sua natura anticonformista, la nostra eroina visse poi tra Parigi, Roma e Venezia frequentando circoli di intellettuali, scrittori e cineasti.

In particolare ebbe contatto con André Breton, Federico Fellini, Luchino Visconti e Max Ernst. La sua è un’opera trasversale, potente che ha come obiettivo quello di sfidare i limiti tra pittura, lettura, Teatro e Moda. Affrontato temi di grande importanza come l’identità femminile e la libertà individuale, il potere del corpo e della sessualità. Le sue opere non possono essere incasellata in un movimento specifico, anche se condivise molte atmosfere frequentazioni con il mondo del Surrealismo.
La sfinge: simbolo del suo immaginario
Uno dei simboli dell’arte di Leonor Fini è la sfinge. Una figura mitologica che da sempre affascina chiunque la incontri perché racchiude l’attrazione dell’enigma con la potenza di tutto ciò che è animale.
Nella sua opera Sphinx (orange) del 1973 – oggi in mostra a Milano fino al prossimo 22 giugno – Fini realizza una creatura alata che diventa incarnazione di una femminilità forte, attratti indecifrabile ma particolarmente sensuale. La sfinge si trasforma in una sorta di alter ego che guida tre mondi dell’inconscio, dell’eros e di tutte le metamorfosi che può compiere una donna nel suo percorso di vita.
Una retrospettiva quella milanese che è articolata in un percorso tematico che va ad attraversare le principali ossessioni dell’artista. A partire dal suo lato oscuro e più macabro, dove attraverso la pittura si rappresentano rituali simbolici e visioni notturne, fino al rapporto con la figura maschile trattato in maniera ambigua e teatrale.

Quello che noterete visitando la mostra e che tutto ruota intorno al potere e alla seduzione che si invertono di continuo. Le relazioni familiari e la sessualità vengono esplorate con una libertà è un’ironia spesso accantonata dalla mente umana. Anche il corpo femminile viene restituito allo spettatore in tutta la sua complessità, grazie alle forme trasformate o rese ibride con elementi naturali o la scelta della metamorfosi animale.
Una retrospettiva dove è stato dedicato un ampio spazio al tema appunto del cambiamento, del mutamento umano che secondo l’artista è metafora dell’identità mutevole e del rifiuto di ogni ruolo imposto all’uomo.
Visitare la mostra di Leonor Fini
Visitare la mostra io sono Leonor Fini, vi sarà semplice. Vi basterà recarvi a Palazzo Reale in piazza del Duomo a Milano fino al prossimo 22 giugno seguendo gli orari di apertura indicati sul sito ufficiale. Attualmente, quello che possiamo dirvi è che mentre lunedì la mostra è aperta dalle 14:30 alle 19:30, dal martedì alla domenica è aperto in orario prolungato fino alle 22:30.
Il biglietto intero a un costo di 15 €. Un prezzo che vale sicuramente il viaggio, perché stiamo parlando di un’esperienza immersiva nel mondo di un artista libera, eccentrica e anticipatrice dei tempi. La sua capacità di fondere arte e vita con sogno consapevolezza la rendono una figura centrale nella cultura visiva del novecento, motivo per cui non potete assolutamente perdervi l’occasione di conoscerla di incontrarla dal vivo per interrogarvi sul nostro presente.