I videogiochi si sono evoluti, e non soltanto per quanto riguarda la grafica che è diventata sempre più realistica. Si è passati infatti da giochi semplici come Tennis For Tow realizzati in bianco e nero con pochi pixel, passando per Packman arrivando a giochi complessi sia visivamente che narrativamente come Red Dead Redemption o Death Stranding. Anche la grafica per videogiochi ha subito un incredibile evoluzione.

Ma non è tutto la gamification è diventata una vera e propria esperienza multi sensoriale. Veniamo stimolati affinché sia più facile appagare i nostri desideri, anche i videogiochi creano engagement. La grafica si pone quindi come elemento di primo impatto  quando si entra a conoscenza di un nuovo videogioco. Questo però non vuol dire che per forza si debba optare per una grafica puramente realistica per catturare il nostro giocatore.

La grafica per videogiochi dal 2D ai giorni nostri

Tutto è iniziato con una manciata di pixel uno dei primissimi giochi è stato proprio Tennis for Two creato dal fisico William Higinbotham nel 1958. Si passa poi a giochi più complessi ma sempre realizzati utilizzando i semplici pixel, la grafica è semplice e il giocatore si può muovere solo in alto e in basso, a destra e a sinistra, non esiste la profondità. I colori erano limitati e l’animazione era a scatti, sopratutto per problemi legati alla memoria.

le prime grafiche per videogiochi
Supermario è uno degli esempi delle prime grafiche in 2D

Tutti i videogiochi creati fin’ora erano realizzati con grafiche raster, che erano di per sé limitate. Con l’avvento del vettoriale si sono realizzati giochi come Asteroids o Tempest che però potevano essere giocati solamente nelle sale gioco perché necessitavano di schermi molto costosi per vederli.

Ci vuole ancora qualche anno affinché vengano realizzati i primi modelli 3D, la modellazione degli oggetti avviene attraverso una rete di triangoli che permettono di dare profondità e applicare sfumature di colore. Più triangoli si utilizzano più è realistico il risultato finale. Nascono così titoli come Alone in the dark (1992) o Star Fox (1993) che potevano finalmente girare anche sui computer perché il problema della memoria era stato finalmente superato.

grafica per videogiochi
La tecnica dei triangoli

Siamo arrivati così all’introduzione della prospettiva nei videogiochi. Si utilizza anche il parallax scrolling che permetteva di dare profondità  al gioco utilizzando due velocità di aggiornamento differenti per sfondo e personaggio.

L’ulteriore evoluzione della modellazione poligonale è quella di applicare una texture sulla superficie realizzata, seguendo tutte le curvature. L’insieme di texture piene di dettagli e modelli che ricreano superfici più o meno ruvide consentono di ottenere un risultato estremamente realistico.

Quale tipo di grafica scegliere

Molti reputano ancora imprescindibile una grafica realistica al giorno d’oggi. Mentre altri si focalizzano maggiormente sul game play preferendo esperienze di gioco nuove e coinvolgenti senza badare troppo alla grafica. La grafica per videogiochi va di pari passo con la storia e il tipo di esperienza che si vuole creare. Per questo la scelta non è così banale come si può pensare.

grafica per videogiochi
La grafica realistica del videogiochio Red Dead Redemption

Si devono valutare molti fattori: in alcuni casi una grafica molto realistica e piena di particolari potrebbe banalizzare il gameplay perché l’attenzione si sposterebbe solo sugli elementi grafici. Invece una grafica più semplice, magari in pixel art potrebbe attirare chi ama i giochi vintage. In altri casi è bene optare per ambientazioni estremamente realistiche per permettere al giocatore di immedesimarsi completamente nel personaggio.


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