Potrà sembrarvi scontato parlare di come sia cambiato il modo in cui si cerca di catturare l’attenzione delle persone, ma l’analisi che vogliamo fare oggi può esserci utile per capire come utilizzare al meglio oggi l’advertising digitale per strutturare la nostra strategia di comunicazione. Tra le analisi che si devono fare infatti c’è anche quella sul linguaggio e per capire bene come strutturare l’la conversazione con il nostro potenziale cliente può essere utile analizzare come è cambiato il linguaggio pubblicitario dai primi manifesti sui muri delle città fino ad oggi dove la promozione di un prodotto servizio è un percorso fatto di creatività, sperimentazione e adattamento continuo.

Le origini della pubblicità: dal manifesto alla stampa

La pubblicità ai suoi albori era essenzialmente qualcosa di informativo. C’erano i manifesti che raccontavano la storia di un prodotto o promuovevano un evento con frasi molto semplici e immagini dirette. Leggevi il messaggio e capivi subito di che cosa si trattava.

Successivamente con l’avvento della stampa e la diffusione dei giornali c’è stato poi il primo mutamento di linguaggio, dove si è iniziato a strutturare degli slogan brevi, delle promesse concrete, utilizzando immagini evocative. Un periodo in cui la comunicazione era pressoché unidirezionale, ovvero si parlava ad un pubblico e si sperava che quello ascoltasse senza avere dei feedback immediati.

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Come trovare la propria strategia? Prendendo spunto dal passato

Bastava poco per essere efficaci, perché l’attenzione era fondamentalmente concentrata solo ed esclusivamente su quei canali di diffusione e il distrazioni erano meno numerose.

L’era della radio e della televisione

Con l’arrivo della radio e della televisione la pubblicità entrata direttamente nelle case delle persone, come se si parlasse direttamente con colui che svolgeva la promozione all’interno dello schermo. Le immagini erano accompagnate da voci umane che attraevano lo spettatore e lo mettevano a proprio agio, così anche come la musica.

Prima di arrivare all’advertising digitale dunque il linguaggio pubblicitario è passato dalla radio e dalla televisione mutando in qualcosa che doveva emozionare, raccontare storie, ma soprattutto creare desideri. Gli spot televisivi infatti iniziarono ad utilizzare jingle e narrazioni avvincenti, ma anche testimonial utili a trasformare il prodotto in un’esperienza da vivere o in un oggetto a cui aspirare.

E qui che il canale inizia a condizionare il messaggio, perché non si tratta più soltanto di cosa si dice, ma di come lo si dice attraverso quel determinato medium. Un concetto che oggi con l’avvento del digitale diventa ovviamente ancora più centrale.

Advertising digitale: quando la pubblicità diventa conversazione

Ed eccoci arrivati all’advertising digitale che nasce con Internet e i primi banner e rivoluziona tutto il linguaggio pubblicitario. Non basta più essere visibili, si deve catturare l’attenzione e lo si deve fare nel minor tempo possibile e in spazi ristretti, con messaggi chiari ed immediati.

I titoli devono essere incisivi, devono esserci delle call to action chiare e i contenuti devono essere personalizzati per cominciare a definire il linguaggio in un nuovo modo, che attragga lo spettatore e lo incentivi a restare su quel sito. Solo il tempo di permanenza permette all’utente di conoscere meglio un brand e sceglierlo rispetto a mille altri.

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Vuoi sfruttare al meglio l’advertsing digitale? Studia com’è cambiato il linguaggio pubblicitario nel tempo

Ovviamente i social media hanno portato la pubblicità a diventare più conversazionale. Ecco perché non si parla più soltanto al pubblico in generale ma si cerca di interagire con pochi ma buoni che possono attraverso commenti, condivisioni e messaggi dialogare con noi e poi con altri raccontando di aver avuto un contatto reale e non asettico, che viene recepito anche con più valore.

Quello che si deve fare oggi dunque è prendere spunto dal passato e lavorare di creatività e astuzia, perché l’advertising digitale vive di una flessibilità estrema, non è un linguaggio fisso, ma piuttosto qualcosa che si adatta di continuo a persone e situazioni diverse.


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