Forse ve ne sarete accorti, ma ultimamente stiamo facendo un’analisi di quelle che sono le mostre più interessanti da vedere in questo 2025 e nel prossimo 2026. Tra queste ne abbiamo trovata una in cui l’arte si prende gioco di se stessa, della società e delle sue convenzioni. Siamo a Bologna, presso il MAMbo, la mostra in questione si chiama Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo. Un percorso interessante, ampio e particolarmente articolato che vuole raccontare come l’ironia sia stata la chiave espressiva più ricorrente e potente nel panorama artistico italiano contemporaneo. Scopriamo quindi protagonisti di questa esposizione visitabile fino al prossimo 7 settembre: un dialogo tra oltre 70 artisti con approcci differenti che hanno scelto la leggerezza come forma di riflessione profonda.
Un titolo che svela (solo in parte) il contenuto
Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo è un titolo per certi aspetti molto strano per una mostra. Sembra quasi che l’elemento ironico sia qualcosa di semplice e giocoso da ricercare nelle opere d’arte contemporanea e presenti all’esposizione. La realtà però è un’altra.
Se andiamo a guardare quelli che sono i protagonisti di questa mostra in esposizione fino al prossimo 7 settembre al MAMbo di Bologna noteremo che in realtà l’ironia è la chiave per leggere il percorso fatto da questi artisti per regalare allo spettatore una visione critica e spesso tagliente.

Nulla è fine a se stesso in questo viaggio artistico molto complesso. L’ironia diventa lo strumento utile a disinnescare i cliché della società e a svelare tutte quelle che sono le piaghe culturali che si sono susseguite negli ultimi secoli. Un approccio che apre lo spazio al dubbio e alla consapevolezza utilizzando l’umorismo come un linguaggio che invece di divertire si fa serio e affronta temi scomodi.
L’ironia nell’arte italiana tra paradossi, femminismo e temi scomodi
Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana del XX e XXI secolo è una mostra che non segue un ordine cronologico. I curatori hanno voluto svilupparla per nuclei tematici, ognuno dei quali dedicato ad una diversa declinazione del pensiero ironico.
La sezione del paradosso e dell’assurdo – ad esempio – vi porterà a ricredere in ciò che vedete e pensate del mondo e della società con artisti come Bruno Munari, che è stato capace di sorprendere lo spettatore con soluzioni visive particolarmente ingegnose, e Piero Manzoni, noto nel mondo per aver messo in discussione l’idea stessa di valore artistico.
Altra area interessante è quella in cui si va a smascherare il ruolo dell’impostore e lo stereotipo. Qui ci sono le opere di Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio, due artisti che hanno affrontato la questione del femminile nell’arte con ironia pungente. Due personaggi che sono riusciti a ribaltare i codici del linguaggio visivo e verbale utilizzando l’ironia per descrivere il contesto della società in cui vivevano con una forma di resistenza utile a rivendicare il proprio spazio e la propria voce.
Anche il ruolo dell’istituzioni artistiche viene messo in dubbio durante l’esposizione con artisti come Maurizio Cattelan, Francesco Pezzoli e Paola Pivi. In quest’area della mostra avrete modo di confrontarvi con il sistema dell’arte che gioca con meccanismi contraddittori che questi artisti sono riusciti a mettere in luce. Opere provocatorie, particolarmente lucide, che sollevano interrogativi esistenziali stimolando il sorriso nello spettatore.
Ironia come linguaggio politico e critica sociale
Come abbiamo potuto vedere, la mostra di cui parliamo oggi oltre all’aspetto estetico mette in esposizione opere che rivelano una forte componente politica. Tra queste ci sono anche quelle di Michelangelo Pistoletto e Piero Gilardi. Due artisti molto conosciuti che sono riusciti a fare arte utilizzando l’ironia come lente d’ingrandimento per denunciare le ipocrisie del comparto politico dei loro tempi.
Opere tutt’oggi molto attuali che riescono a rendere l’ironia il filo conduttore di un messaggio che ci dice che dobbiamo leggere i media, le relazioni sociali e il potere con un occhio disincantato è sempre critico.+

Non a caso, l’ironia nell’arte italiana negli ultimi decenni ha assunto nuove forme, contaminate dal linguaggio digitale e da quello che viene definito NoN-SENSE. La cultura di Internet è parte integrante di ciò che gli artisti fanno e dicono al proprio pubblico. Un esempio lampante sono i lavori di Eva & Franco Mattes che hanno utilizzato l’umorismo contemporaneo all’interno di un museo sfruttando i meme e le estetiche dei social network per performance dinamiche e partecipative.
Una scenografia che dialoga con le opere
Ma quindi, perché andare a vedere Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana del XX e XXI secolo? Perché si tratta di una mostra impegnata, che offre al pubblico un’occasione per riflettere sul quanto l’umorismo si è ben dosato possa essere una forma sofisticata di pensiero artistico.
Non solo, anche l’allestimento gioca un ruolo fondamentale nel rafforzare questo tono. Infatti, la scenografia progettata da Filippo Bisagni trasmette anch’essa un’idea di ironia progettuale. Colori accesi, percorsi inclinati e riferimenti all’architettura post-moderna aiutano a creare un ambiente che stimola lo spettatore ad una lettura attiva e coinvolgente.